Ha cominciato a lavorare su LinkedIn nel 2013 e oggi non solo si occupa dell’ottimizzazione del profilo personale (personal brand, carriera, vendite) di Linkedin ma di aiutare le azienda a trovare nuovi clienti attraverso LinkedIn (social selling), fare brand awareness, pubblicità o aiutare le risorse umane per assumere personale.
Alessandro Gini aveva partecipato nel lontano 2016 a un evento live (organizzato da Rambo) per creare la propria autorevolezza nel mondo online, Maximum Authority, a cui erano presenti anche Giacomo Freddi di Piramid.io, Massimo Chieruzzi di AdEspresso, Luca Dateo, Valerio Fioretti, Myriam Lopa e altri esperti di business, social media e psicologia della comunicazione.
Lì aveva tenuto questo interessante speech che trovi integralmente al termine di questo post.
LinkedIn è morto?
Mentre Facebook e YouTube sono sempre sulla bocca di tutti, LinkedIn somiglia un po’ alla SEO… ci devi credere: ma è davvero così?
Secondo questa ricerca condotta da StatusRew sembrerebbe di no.
Alcuni numeri interessanti di LinkedIn
Anche secondo l’esperienza di Alessandro Gini LinkedIn è, invece, proprio il social del momento per due motivi:
- la battaglia contro l’algoritmo per la visibilità non ci vede così svantaggiati
- è sempre un po’ in ritardo con le funzioni nuove e quindi permette di non “bruciarsi” e mantenere un profilo più professionale e meno cazzaro (per esempio per fare le LIVE è necessario sottoporre un mini-progetto ed essere accettati)
Come è nato il corso su LinkedIn e che processo ha adottato
Alessandro fa soprattutto formazione in aula e consulenze private ma ha anche creato un videocorso base per posizionarsi e trovare clienti con LinkedIn (ospitato su Thinkific) e con un’ottima soddisfazione.
Non era però al centro del suo business.
Il Videocorso era per noi (prima del COVID) una opzione B per chi non poteva andare in aula.
Alessandro Gini
Formatore LinkedIn
Nel tempo ha provato anche Gumroad, molto più semplice di Thinkific ma rapidissimo nell’andare a mercato e ben poco costoso.
Videocorso come complemento ideale per chi fa corsi dal vivo?
Permette di riguardare le cose importanti quando in aula me le sarei perse (v. anche l’intervista con Daniele Bova su questo tema specifico).
Alessandro Gini, giustamente, fa presente che un corso online on-demand, si vende a un prezzo ben diverso da quello online sincrono (in diretta) o da un corso in aula.
Durante il lockdown da COVID hanno dovuto spostare gli iscritti ad un corso in aula a un corso online sincrono e dato il replay agli iscritti. Poi hanno provato a vendere (su Gumroad) il solo replay ma senza editing, quindi nessuna divisione in capitoli o un LMS vero e proprio.
Cosa cambia tra realizzare un corso per l’online e dare delle semplici registrazioni video di un evento dal vivo?
I contenuti possono anche essere gli stessi ma l’erogazione è quella che cambia e fa la differenza perché la gente dal vivo o in diretta si è riservata un bel po’ di tempo senza interruzioni, mentre la fruizione online è totalmente diversa e più frammentata.
••• NOTA di CreaIlTuoCorso •••
Spesso vengono ascoltati dall’auto, facendo sport o in mezzo alla confusione, quindi vanno pensati e strutturati in funzione della modalità di fruizione dell’utente, nel rispetto dei suoi tempo e soldi e per massimizzare i risultati.
Alessandro Gini sta preparando, infatti, corsi differenti per modalità differenti (aula, online sincroni e totalmente on-demand) e caratteristiche diverse: snackable per on-demand e con topic singoli (tipo quelli che crea la YouTuber Jessica Redeghieri intervistata in questa puntata).
Spesso per loro il corso della singola persona diventa un percorso di consulenza in azienda.
In cosa consiste la consulenza di Alessandro su LinkedIn
L’azienda di Alessandro non solo si occupa dell’ottimizzazione del profilo personale (personal brand, carriera, vendite) di Linkedin ma di aiutare le azienda a:
- trovare nuovi clienti attraverso LinkedIn (social selling)
- fare brand awareness o pubblicità
- aiutare le risorse umane per assumere personale
Come sfruttare LinkedIn per trovare pubblico e clienti per un videocorso
Per Alessandro Gini LinkedIn non è per tutti: pur trattandosi sempre di un H2H (persona a persona) resta una piattaforma per scopi professionali, quindi la gente ci va per trovare proposte in questa direzione mentre fa fatica ad accettare pubblicità o messaggi più generalisti o di intrattenimento tipici di altri social, tipo Facebook o Instagram.
Ogni pubblico, quindi, ha per ciascun tipo di social o media una propensione a ricevere certi tipi di informazioni e scartarne altre come off-topic (un po’ come trovare notizie di Borsa mentre leggo la Gazzetta); è quindi importante capire COSA si aspetta la gente di trovare e sapere SE il tuo pubblico sta su LinkedIn.
In Italia ci sono quasi tutti ormai (anche se non attivi come Facebook) con una forte democratizzazione della utenza, anche dei lavori più produttivi o amministrativi che storicamente erano meno presenti.
Un impiegato sarà lì quindi per cercare lavoro e non per trovare ricette di cucina, ma un corso di cucina specifico per Chef potrebbe avere molto senso perché è attinente al loro business.
Il framing è fondamentale nel presentare un videocorso su LinkedIn, perché mentre non avrebbe senso un “corso di meditazione” generalista, se viene fatto passare come “per manager” o “per essere più produttivi e meno stressati” può avere molto senso.
Come ottimizzare il profilo personale
Ha una ottima visibilità organica e non serve la pagina aziendale perché tutto ruota intorno al proprio personal brand. NON deve essere compilato come un CV, inserendo (inutili) informazioni sul passato.
Un esempio del profilo personale di Alessandro Gini
Bisogna invece parlare sempre con l’avatar del cliente in testa e dire quello che interessa a loro, il linguaggio che usano, le informazioni rilevanti per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi.
Meglio creare contenuti oppure bombardare di messaggi privati?
Alessandro è per le strategie “inbound”, quelle basate sui contenuti anche se LinkedIn è eccezionale perché permette di mixare le due strategie.
Dopo aver sistemato il profilo fa partire in contemporanea l’espansione della rete e la pubblicazione di contenuti perché uno traina l’altro.
Se uno, infatti, è indeciso se accettare la mia amicizia ma vede i miei post di valore, capirà che non sono un venditore intrusivo.
Se scrivo un post e qualcuno lo commenta o lo ricondivide, posso contattarlo direttamente con una “scusa” più che valida o, meglio ancora, mi chiederanno il collegamento perché lo hanno apprezzato.
Iniziare la chat con l’idea di creare una relazione, senza pitch diretti e immediati, perché comunque lo scopo è quello di portare le persone fuori da LinkedIn.
In generale meglio comunque fare dei test su 10/20 richieste (divise in 2 gruppi) e vedere quale funziona di più perché in certi casi il mercato potrebbe rispondere in modo inaspettato.
Alessandro Gini
Esperto LinkedIn
Come scrivere contenuti efficaci su LinkedIn
Servono non a guadagnare di più e immediatamente ma a far crescere la fiducia e l’autorevolezza e questo nel tempo e al momento giusto può portare a trasformare il pubblico in clienti.
Servono contenuti utili e di valore, semplici da fruire (magari riducendo le dimensioni rispetto a un mega post) alternandoli tra tecnici (per mostrare il nostro know how) e “alza polvere” perché sono quelli che creano più engagement (aiutano l’algoritmo e scaldano il pubblico preparandolo a una nostra proposta commerciale).
Poi, ogni tanto, inserire anche dei post di vendita con una chiara chiamata all’azione.
Funzionano i post “dietro le quinte” su LinkedIn?
Le storie di vita quotidiana o lavorativa tipiche di Facebook o Instagram sono abbastanza in trend oppure no?
Guarda direttamente nel video qui sotto la risposta di Alessandro Gini.
La ricetta quotidiana per gestire professionalmente LinkedIn
Per ottenere i primi risultati concreti servono circa 1/3 mesi di lavoro costante e continuativo (evitando la sindrome da primo giorno di palestra in cui uno di ammazza di lavoro e poi non fa più nulla per settimane) e monitorando costantemente i KPI principali.
Alessandro Gini sta usando per un suo cliente privato un modello per cui pubblica 2/3 volte a settimana un post di 3 tipi diversi:
- tecnico
- ispirazionale
- “solleva la polvere” / controverso per stimolare il confronto
Negli altri giorni (dedicando circa 30 minuti al giorno) raccoglie il lavoro dei post, quindi:
- controlla i commenti
- collegarsi a queste persone
- risponde a messaggi personali
Uno di questi post è diventato virale e con solo 350 collegamenti ha ottenuto 14.000 visualizzazioni e soprattutto da lì sono nati 30 collegamenti caldi (di cui 1/3 in target) e dalle prime interazioni personali hanno avuto come feedback un “mi piacciono i contenuti interessanti di persone esperte come te”.
Questo fa capire come
Esiste un bias cognitivo per cui la gente ti reputa un esperto anche se ha letto soltanto un articolo ben fatto e non ti conosceva minimamente prima.
Alessandro Gini
LinkedIn Trainer
2 errori che fanno pensare ad Alessandro che un corso non vale quello che costa
Errore 1 – L’accuratezza delle informazioni
Gli è capitato di ascoltare un corso di una persona esperta e nota che faceva citazioni totalmente sbagliate o vaghe; questo gli ha fatto pensare che fosse un programma realizzato per la prima volta e improvvisando molto.
La conseguenza è stata che Alessandro probabilmente non rinnoverà un abbonamento con lui.
Tra l’altro l’errore ripetuto sulle citazioni non andava ad inficiare il contenuto del corso ma dava talmente fastidio che non ha nemmeno terminato il corso.
Errore 2 – Deve esserci qualità
Nessuno pretende Netflix, ma un minimo deve esistere da subito.
È come se uno aprisse un bar e, prima di comprare una buona macchina del caffé, attende che il locale si riempia di clienti a cui servire le cialde del discount.
Soprattutto l’audio deve essere più che buono.
Rambo ricorda alcuni YouTuber che alle prime armi, nonostante un video non ottimale (e decisamente peggiore rispetto a quello che producono oggi) avevano sempre due caratteristiche importanti:
- il contenuto, il montaggio, il modo di fare fanno capire che “c’è della ciccia” e quindi continui a seguirli anche se il video non è il top
- l’audio era sempre buono, senza rumori fastidiosi, alti e bassi eccessivi
••• NOTA di CreaIlTuoCorso •••
Tra l’altro molti dei videocorsi vengono fruiti senza il video ma ascoltando solo la parte audio (in auto, facendo sport o durante le faccende domestiche), tipo podcast, quindi è sempre fondamentale pensare alla modalità di fruizione dei contenuti da parte dell’utente finale.
Come un corso di inglese per automobilisti ha aperto un mondo a Rambo
Progettare un corso di questo tipo cambia radicalmente l’approccio perché non solo non serve la parte video, ma le singole lezioni devono essere pensate e calibrate per un ambiente rumoroso, ricco di distrazioni, attenzione parziale, non puoi prendere appunti… e quindi richiedono una preparazione specifica e tutt’altro che banale.
Ecco un estratto della incredibile storia accaduta a Rambo.
I numeri di Alessandro Gini sul web grazie all’economia del dono
Stando a Google e SEOZoom il suo sito è il punto di riferimento per la formazione su LinkedIn in Italia e questo deriva dall’economia del dono, dall’avere condiviso gratuitamente molte informazioni in passato e raccogliere ora tutti i risultati, con tanta autorevolezza.
Non è probabilmente il modo più rapido per fare soldi perché richiede tempo e una “coda lunga” ma dà enormi soddisfazioni e risultati a medio-lungo termine, che durano nel tempo (un po’ come con la SEO).
Che piattaforma è meglio per pubblicare dei videocorsi in formato snackable?
Considerando che Alessandro vuole mantenere il più possibile sotto il suo controllo contenuti, utenti e marketing:
- La prima opzione è quella di sfruttare Teachable o Thinkific perché richiedono poco tempo di apprendimento, graficamente sono gradevoli, le lezioni hanno molte personalizzazioni e il costo è di 30/40€ al mese.Svantaggi: lato branding non è super customizzabile, così come non è possibile integrarlo al meglio con un blog e se devi fare retargeting al momento non si può.
- (È più per smanettoni e chi può fare qualche investimento in più), ovvero usare un LMS come TalentLMS, EasyLMS o LearnDash a un costo di circa 200€/anno.Il vantaggio è che hai tutte le funzioni di Teachable o Thinkific ma con personalizzazione del tema, possibilità di ospitare i pixel per il retargeting, sfruttare un sistema di badge per la gamification e la creazione di percorsi personalizzati per l’utente.
LearnDash: una delle piattaforme LMS consigliate ai professionisti
Arrivati a un certo livello per Rambo ha senso tenere tutto in casa e creare una soluzione customizzata, tanto per l’hosting dei video si può usare Vimeo (non YouTube, mi raccomando).
Teachable e Thinkific sono ottime, invece, per chi comincia o vuole avere il minimo sbattimento tecnologico.
L’importanza di livelli e badge nei videocorsi
Un utente base non compra un corso super-avanzato (anche se psicologicamente lo attira) mentre se ci fosse un contenuto facilmente identificabile come adatto al suo livello attuale lo comprerebbe più facilmente.
Rambo suggerisce di associare delle cinture (tipo arti marziali) ai livelli, creando anche un senso di community tra gli iscritti e migliorando il coinvolgimento.
I migliori videocorsi di Alessandro Gini
Video corso LinkedIn Networking su come imparare ad utilizzare LinkedIn efficacemente per fare affari.
Entra in contatto con Alessandro su LinkedIn: http://linkedin.com/in/alessandrogini
Mandagli una Email: [email protected]
Visita il sito/blog su LinkedIn: linkedin4business.it
Guarda l’intervista completa con Alessandro su YouTube o ascoltala in podcast su Spreaker.
Prima di passare alla prossima puntata…
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